Il Pacemaker è un dispositivo elettronico in grado di erogare impulsi elettrici per assistere il battito cardiaco nei pazienti in cui la frequenza cardiaca è eccessivamente bassa. Il pacemaker è costituito da una cassa (che contiene i circuiti elettronici, che regolano le funzione di stimolazione, e la batteria, generalmente al litio) e gli elettrocateteri.
A secondo del tipo di pacemaker, che viene scelto in base alla condizione clinica, può essere previsto l’impianto di un solo catetere (generalmente in ventricolo destro, pacemaker monocamerale) o di due cateteri (generalmente in atrio e ventricolo destro, pacemaker bicamerale). In alcuni casi può essere previsto anche l’impianto di un terzo catetere, diretto alla parete del ventricolo sinistro attraverso il seno coronarico (pacemaker-resincronizzatore, o CRT-P).
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In condizioni normali, l’impulso elettrico, che permette al cuore di contrarsi e di svolgere la propria funzione, origina in un gruppo di cellule situate nell’atrio destro e viene propagato a tutto il cuore attraverso un sistema di conduzione il cui elemento principale è il nodo atrio ventricolare.
L’impianto di un pacemaker definitivo si rende necessario in presenza di sintomi dovuti a una bassa frequenza cardiaca. Il battito cardiaco è troppo lento quando si verifica un’alterazione nell’origine (ad esempio, dovuto alla malattia del nodo del seno) o nella conduzione dell’impulso elettrico (ad esempio, un blocco atrio-ventricolare); in questi casi i principali disturbi sono vertigini, debolezza, mancanza di respiro, sincope (o perdita di coscienza).
L’impianto di un pacemaker viene effettuato in anestesia locale. La prima fase consiste nell’introduzione degli elettrocateteri, fili elettrici che trasmettono gli impulsi al cuore, attraverso la vena cefalica e/o la vena succlavia (generalmente a sinistra). L’approccio a questi vasi avviene con diverse tecniche nella regione della spalla sotto la clavicola.
I cateteri vengono spinti fino al cuore sotto la guida dei raggi X e vengono posizionati nelle camere cardiache (atrio destro e/o ventricolo destro) in posizioni ottimali per garantire la funzione di stimolazione (o funzione di pacing) e la funzione di captazione dell’attività elettrica spontanea del cuore (o funzione di sensing)
Dopo aver controllato la stabilità e l’efficacia della stimolazione, i cateteri vengono collegati al pacemaker. Mediante una piccola incisione il pacemaker viene inserito sotto la pelle, creando una apposita tasca, e la piccola ferita viene richiusa con alcuni punti di sutura, in parte riassorbibili. L’impianto dura in media 45-90 minuti.
Il rischio di un impianto è generalmente molto basso, e le complicanze sono molto rare. Tra le possibili complicanze, le più comuni sono le seguenti:
In casi ancora più rari, a seguito di infezioni della tasca o di endocarditi, può essere necessario l’espianto del pacemaker.
A circa 7-10 giorni dall’impianto viene eseguita una valutazione ambulatoriale della ferita chirurgica e, nel caso di utilizzo di filo di sutura non riassorbibile, vengono rimossi i punti di sutura.
I pazienti portatori di pacemaker devono successivamente sottoporsi ad un controllo regolare (generalmente semestrale) del dispositivo, secondo la tempistica consigliata dal Cardiologo aritmologo.
I controlli sono generalmente annuali, ma possono essere più ravvicinati in caso di particolari aritmie, di problemi legati agli elettrocateteri, e nel periodo vicino al fine vita del dispositivo.
I controlli dei pazienti portatori di pacemaker vengono in generalmente effettuati in via ambulatoriale, e in qualche caso, in base alla specifica patologia, viene anche consigliato il controllo telemetrico remoto o Monitoraggio remoto dei dispositivi cardiaci (ad esempio, in caso di pazienti pediatrici, o in caso di pacemaker resincronizzatori, o in caso di malfunzionamento degli elettrocateteri o di particolari aritmie).
Se vuoi saperne di più → Monitoraggio remoto dei dispositivi
I pazienti sottoposti all’impianto di pacemaker tornano solitamente alle normali attività quotidiane in tempi molto brevi dopo l’impianto. Nei primi tre mesi dopo l’impianto è in genere consigliato di evitare attività fisica intensa, o portare carichi pesanti. In seguito il paziente potrà tornare gradualmente al suo normale stile di vita, e riprendere l’attività fisica a cui era abituato dopo avere concluso il periodo di convalescenza.
La guida dell’auto può essere ripresa con alcune limitazioni, e in alcuni casi il permesso di guida viene rilasciato per un periodo più breve che nel soggetto normale, previo controllo medico. L’utilizzo della cintura di sicurezza in auto è sconsigliato nei pazienti portatori di pacemaker.
Dopo i primi tre mesi, in linea generale, il paziente può ritornare a praticare attività fisica non agonistica. In generale, nei primi mesi dopo l’impianto deve essere esercitata cautela nel praticare sport come tennis o golf o nuoto che impegnano in particolare gli arti superiori, evitando trazioni eccessive che possano provocare dislocazioni degli elettrocateteri.
Deve essere esercitata particolare cautela negli sport che prevedano contatti fisici violenti (ad esempio, calcio, rugby, lotta), o a rischio di cadute (ad esempio sci da discesa) o urti in corrispondenza del sito di impianto (boxe, judo) in quanto ciò potrebbe danneggiare il dispositivo o gli elettrocateteri.
L’attività fisica agonistica non è preclusa ai portatori di pacemaker, anche se l’idoneità viene rilasciata dopo valutazione cardiologica specifica, tenendo in considerazione anche la specificità della attività sportiva svolta dal singolo paziente.
Prima di attraversare un varco di sicurezza, in particolare in aeroporto, il paziente dovrà informare il personale di sorveglianza di essere portatore di dispositivo cardiaco ed esibire il certificato di identificazione. Quindi attraverserà il varco a un’andatura normale, avendo cura di allontanarsi dal sistema qualora avverta vertigini o un’accelerazione del battito cardiaco.
I sistemi di sicurezza aeroportuali sono rilevatori magnetici e pertanto lanceranno un segnale di allarme nel momento in cui rilevano l’involucro metallico del dispositivo cardiaco. Se il personale di sorveglianza utilizza un metal detector palmare per il controllo dei passeggeri, invitare l’addetto a non posizionare o passare lo strumento sopra il dispositivo cardiaco.
Per avere ulteriori informazioni sulla compatibilità dei dispositivi con i varchi di sicurezza elettromagnetici consultare le istruzioni fornite dalle singole Aziende produttrici
Se vuoi saperne di più > Informative delle Case Produttrici
Prima di sottoporsi a qualsiasi procedura medica, informare sempre il medico, il dentista o il tecnico della presenza del pacemaker. Prima di eseguire la procedura, questi professionisti potrebbero avere necessità di mettersi in contatto con il cardiologo, in particolare se la procedura è nuova o insolita.
Alcune procedure potrebbero influire sul funzionamento del dispositivo cardiaco e richiedono pertanto misure precauzionali per evitare o ridurre al minimo eventuali effetti sul paziente o sul dispositivo stesso.
Se vuoi saperne di più > Procedure mediche in portatori di dispositivi cardiaci
In generale, la risonanza magnetica (RMI) è ancora vietata in tutti i portatori di dispositivi cardiaci di vecchia generazione (per il rischio che i campi magnetici generati possano danneggiare i componenti o inibire la funzione.
Le linee guida scientifiche e le raccomandazioni delle Aziende produttrici non controindicano invece l’esame nei pazienti con dispositivi di nuova generazione MRI-conditional (a condizione che siano rispettati i parametri di sicurezza richiesti: protocolli di imaging, monitoraggio sia della funzione del dispositivo che dei parametri del paziente durante l’esame).
Se vuoi saperne di più > Esecuzione di Risonanza Magnetica in Portatore di Dispositivi Cardiaci
Nel caso che nel corso dei controlli (effettuati in ambulatorio o per via remota) venga constatato l’esaurimento della batteria del dispositivo, viene programmata la sostituzione, che viene effettuata previo breve ricovero ospedaliero. In generale, la sostituzione avviene attraverso l’incisione della cute, con la rimozione del vecchio dispositivo e il riposizionamento di un nuovo dispositivo nella medesima tasca, previa la riconnessione degli elettrocateteri, che invece non vengono in genere sostituiti.
Nel caso invece dopo oppure venga rilevato un malfunzionamento o una rottura di un elettrocatetere, può essere necessaria una revisione dell’impianto, con la sostituzione e il riposizionamento degli degli elettrocateteri. Tale revisione viene effettuata previo ricovero, e le specifiche procedure necessarie verranno spiegate direttamente dai medici caso per caso.