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La fibrillazione ventricolare (FV o VF) è un’aritmia caratterizzata da ritmo cardiaco caotico e disorganizzato a livello ventricolare, a seguito della quale avviene un’attività non coordinata del muscolo cardiaco a livello ventricolare. A seguito della mancata contrazione efficace a livello ventricolare avviene la perdita della funzione di pompa del cuore, che provoca una immediata perdita di coscienza (sincope). La fibrillazione ventricolare è un’emergenza medica. Se l’aritmia continua per più di pochi secondi, la circolazione sanguigna cessa, sopraggiunge arresto cardiocircolatorio, arresto respiratorio e successivamente morte improvvisa. La fibrillazione ventricolare non trattata dal punto di vista elettrico evolve in asistolia.
La fibrillazione ventricolare è nella maggior parte dei casi un’aritmia improvvisa e letale, responsabile della maggior parte delle morti improvvise, La maggior parte degli episodi di FV avviene in pazienti già affetti da patologie cardiache, molto spesso cardiopatia ischemica, oppure cardiomiopatia ipertrofica o dilatativa, ma talvolta si presenta anche in soggetti giovani senza precedenti noti di cardiopatia. In tali casi, molto spesso durante la valutazione familiare a seguito di una morte improvvisa inspiegata, si identifica nei familiari la presenza di una “canalopatia”, come la sindrome di Brugada o la sindrome del QT lungo.
Nonostante numerose ricerche, la natura profonda della FV non è stata compresa appieno. La FV è causata dalla presenza di molteplici circuiti d’attivazione dei ventricoli che provocano un arresto istantaneo dell’attività meccanica del cuore. La fibrillazione ventricolare è talora la conseguenza di una tachicardia ventricolare che successivamente degenera in fibrillazione o il risultato di extrasistoli ventricolari maligne, in quanto molto precoci. Sia le extrasistoli ventricolari maligne, che il substrato per la tachicardia ventricolare riconoscono innumerevoli cause, sia congenite che acquisite.
La fibrillazione ventricolare può avere diverse cause. La causa più frequente è l’ischemia miocardica acuta (infarto del miocardio), in una certa percentuale di casi può rappresentare il sintomo di esordio dell’infarto miocardico. I pazienti con disfunzione cardiaca, con una bassa frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS <35%), secondaria a cardiopatia ischemica o ad altre cardiomiopatie acquisite, ad esempio a seguito di chemioterapie oncologiche, sono a maggiore rischio di fibrillazione ventricolare.
La fibrillazione ventricolare può insorgere in pazienti affetti da cardiopatie strutturali predisposte alle aritmie ventricolari (come la cardiomiopatia dilatativa, la cardiomiopatia ipertrofica, la cardiomiopatia o displasia aritmogena del ventricolo destro, la non compattazione ventricolare). Nel caso di cardiopatie strutturali congenite o acquisite, può essere effettuato un test provocativo detto studio elettrofisiologico per identificare soggetti ad elevato rischio di fibrillazione ventricolare.
In alcuni casi la fibrillazione ventricolare può occorrere in pazienti con cuore strutturalmente normale ma affetti da malattie aritmogene ereditarie (come sindrome del QT lungo, sindrome di Brugada, tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica). Nel caso di queste patologie, la identificazione dei marker elettrocardiografici (come il prolungamento dell’intervallo QT o il pattern di Brugada), permette la diagnosi prima che si verifichino le aritmie ventricolari maligne, permettendo quindi di prendere specifici provvedimenti terapeutici per prevenire la fibrillazione ventricolare e la morte improvvisa,
La fibrillazione ventricolare si può verificare anche in pazienti affetti da affezioni acute a livello cardiaco, quali miocardite virale o altre patologie ad esempio oncologiche a carico del cuore. Sono stati riportati casi di FV dovuti a scompenso elettrolitico o ad overdose di sostanze cardiotossiche o a stupefacenti (come la cocaina).
Esistono tuttavia casi in cui la FV si verifica in assenza di altre patologie o cause evidenti, in questi casi si parla di fibrillazione ventricolare idiopatica. La fibrillazione ventricolare idiopatica avviene con un’incidenza stimata dell’1% del totale degli arresti cardiaci extraospedalieri, nel 3%-9% delle fibrillazioni ventricolari non legate ad infarto del miocardio, e nel 14% delle FV in pazienti di età inferiore a 40 anni.
L’unica terapia efficace per la fibrillazione ventricolare è la defibrillazione elettrica. In assenza di strumentazione adeguata, come può accadere per strada, se si è testimoni di un arresto cardiaco vanno praticate immediatamte le manovre di rianimazione cardiorespiratoria e va allertato immediatamente il 118 che invierà personale preparato con la strumentazione adeguata per effettuare la defibrillazione elettrica tramite il defibrillatore cardiaco esterno.
A meno che la causa della fibrillazione ventricolare non sia ben riconoscibile ed eliminabile con certezza (per esempio con la riperfusione miocardica in caso di infarto, o l’ablazione transcatetere in caso di degenerazione di tachicardie ventricolari monomorfe recidivanti), i pazienti sopravvissuti a fibrillazione ventricolare devono essere sottoposti a impianto di defibrillatore cardiaco in prevenzione secondaria
La fibrillazione ventricolare può verificarsi inaspettatamente in soggetti apparentemente in assenza di patologie cardiache note, ma viceversa si possono identificare alcuni individui potenzialmente ad alto rischio di fibrillazione ventricolare e morte cardiaca improvvisa, quali pazienti con un grave disfunzione miocardica (FEVS <35%), o affetti da cardiomiopatie congenite o acquisite o da canalopatie (sindrome di Brugada e sindrome del QT lungo), in cui si può procedere a impianto di defibrillatori cardiaci in prevenzione primaria, ossia prima che si sia verifica un episodio di aritmia ventricolare potenzialmente letale.