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Il cardiopalmo è un disturbo, noto anche con il termine “cardiopalmo”, caratterizzato dalla percezione del battito cardiaco, che può essere dovuto all’accelerazione o all’irregolarità del ritmo cardiaco.
Si parla infatti di palpitazione sia in caso dell’aumento fisiologico (ovvero normale) della frequenza cardiaca (detta anche “tachicardia sinusale”), che può essere indotta da uno sforzo fisico e da un’emozione, sia in caso di irregolarità del ritmo cardiaco, dette “aritmie”.
Le aritmie alla base delle palpitazioni possono essere di varie origine, sia sopraventricolari (o atriali), che ventricolari e possono essere isolate, dette “extrasistoli” (avvertite come un “mancamento del battito”) o in salve anche prolungate, determinate da tachicardie parossistiche sopraventricolari o da fibrillazione atriale o in rari casi più gravi da tachicardie ventricolari.
Le cause delle palpitazioni possono essere di natura nervosa (ansia, stress), oppure essere dovuta a intossicazioni (in particolare inalazione di fumi o monossido di carbonio), o a disturbi non cardiaci (in particolare disturbi gastro-esofagei, polmonari, crisi allergiche, anemia o patologie tiroidee), oppure a cause cardiache, in particolare cardiopatia ischemica, ipertrofia ventricolare, scompenso cardiaco, malattie delle valvole cardiache, e malattie cardiache elettriche.
Le caratteristiche cliniche che fanno pensare ad un’origine cardiaca delle palpitazioni sono le seguenti:
Le palpitazioni possono essere associate a vero e proprio dolore in sede toracica (precordialgia o angina) e in questo caso indirizzano la diagnosi verso problemi legati alla presenza di ischemia cardiaca (ovvero un difetto di irrorazione del muscolo cardiaco per la presenza di stenosi (o restringimenti) delle arterie del cuore (dette coronarie).
Le palpitazioni possono precedere un episodio di sincope (o perdita di conoscenza) e anche in questo caso è importante segnalarlo, in quanto tale sintomo indirizza la diagnosi dell’episodio sincopale come dovuto alla presenza di aritmie cardiache.
L’esame di prima scelta per la diagnosi di palpitazioni è l’ECG dinamico Holter, preferenzialmente non solo di 24 ore, ma prolungato, ovvero registrando il tracciato ECG per la durata di almeno 7 giorni fino a un massimo di 30 giorni, in funzione della frequenza dei sintomi.
Esempio di tachicardia parossistica sopraventricolare registrata durante Holter prolungato durante palpitazioni
Recentemente sono stati proposti inoltre anche sistemi di registrazione di brevi tracciati in concomitanza dei sintomi, direttamente attraverso smartphone o i-watch, che permettono anche di inviare il tracciato direttamente al proprio medico (sistema detto “cardiotelefono”).
Esistono poi sistemi di registrazione che vengono impiantati per via sottocutanea che permettono la registrazione del ritmo cardiaco fino a 2-3 anni, e inviano regolarmente i tracciati attraverso il sistema di monitoraggio remoto.
Rapprese
Un altro test spesso utilizzato in caso di palpitazioni è il test da sforzo, per verificare l’insorgenza di eventuali disturbi del ritmo cardiaco durante esercizio fisico. In alcuni casi per completare la diagnosi può essere necessario uno studio elettrofisiologico o uno studio provocativo con farmaci (ajmalina o isoproterenolo).
Sarà compito del medico aritmologo in cado di palpitazioni di scegliere a seconda dei casi il sistema più adatto per fare la diagnosi del disturbo del ritmo cardiaco e monitorare poi nel tempo l’efficacia dei differenti trattamenti (farmaci antiaritmici oppure ablazione transcatetere).
Oltre alla registrazione del ritmo cardiaco sono poi necessari differenti esami morfoogici (ecocardiogramma, risonanza magnetica cardiac, angio-TAC coronarica, o coronarografia), per stabilire la presenza di eventuale presenza di patologia cardiaca o coronarica.
In caso di palpitazione, sia in caso di tachicardia che di extrasistoli, è bene interrompere qualsiasi attività nella quale si è coinvolti e cercare di rilassarsi per far tornare i battiti cardiaci alla normalità. Buona norma è stendersi, quando possibile, e cercare di respirare a fondo.
Nel caso in cui la palpitazione duri a lungo (oltre un’ora) o sia associata a sensazione di svenimento, o si ritenga si ritenga che possa esserci il rischio di uno shock anafilattico, a intossicazione da carbonio, o di patologie polmonari o cardiocircolatorie (vedere elenco patologie associate) è bene rivolgersi al Pronto Soccorso. Negli altri casi consultare il proprio medico appena possibile.
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